lunes, 17 de julio de 2017

SALMACE - GUGLIELMO POLICASTRO

GUGLIELMO POLICASTRO
FRAMMENTO DELL'ECLOGA "IL POMO"

E Citerea poi disse de Salmace
e del suo vano amor per l'androgyno.
Allontanossi con obliquo passo
dal fonte presso al quale si giaceva
sotto la refuga ombra d'un abete
il divo Ermafrodito verecondo,
la glauca nymfa, irosa pel diniego
del giovane trilustre a cui chieduto
onesto amore avea con ogni arte
ed inhonesto o baci da parente;
e verso il bosco va, tutta fremente
per l'insaziato suo desire cieco
e pensa come possa alle sue voglie
tosto piegarlo come giunco al vento:
e si nasconde dietro un querceo tronco
e guarda con ardore il giovinetto
che solo, se rimira nella fonte
e poi si scalza e si denuda tutto
come sassi d'un frutto corticoso.
La nympha trema come il vede ignudo
e si tende bramosa, delirante,
e sta per avventarsi. Quel si tussa
nelle acque fresche, cristalline e quete
e l'onda fere con le molli braccia;
e la percide bionda si dislaccia
tosto la chioma e toglie ogni vestura
e corre follemente verso il fonte
e vi si getta --l'acqua ribollisce--
e nelle braccia sua lo stringe e allaccia
con le gambe e lo bacia sulla bocca
e il tocca e il palpa con desio cresciente
comme fiumara che alla fin trabocca.
Ma il giovin casto tosto la respinge,
la sgraffia con furore e per le trecce
l'afferra e grida. Cadono sul lido:
ed ei si torce e lo piacer contende
a lei ch'il piega poco a poco e il prende
e il gode, e muove al ciel un voto ardente:
O santi numi, decretar mi piaccia
che fusse il mio piacer perenne e il corpo
del giovinetto al mio rimanga giunto.
E tosto i corpi s'annestaro insieme
e i volti s'incarnaro e un sol rimase; 
ambo non sono eppure han doppia forma
d'uomo e de donna ed unico parlare
e godono in eterno insano amore
che nutrica Natura--

Nell'horto di S. Domenico, in un tramonto di aprile.
MCMII (1902)

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